1,1 miliardi di persone, ad oggi, non hanno ancora accesso all’elettricità e 2,8 miliardi di persone non hanno accesso a fonti di energia pulita per cucinare o scaldarsi. Ogni anno quasi 3 milioni di persone, soprattutto donne e bambini, muoiono prematuramente per aver respirato sostanze che provengono dalla combustione di legno, carbone e sterco.
E’ il cosiddetto fenomeno della “povertà energetica”, le zone più colpite sono Africa sub-sahariana, Asia centrale e meridionale ma sempre più diffuso anche in quella che consideriamo la parte sviluppata del mondo. La Commissione Europea stima che solo in Europa siano tra i 50 ed i 125 milioni le persone che non riescono ad accedere a forme adeguate di energia.
Nonostante non sia l’unico requisito necessario allo sviluppo economico, l’energia rappresenta una condizione senza la quale risulta difficile promuovere il benessere degli individui visto che è direttamente collegata alla possibilità di muoversi, comunicare, lavorare, produrre cibo o altri beni di consumo.
Se da una parte ci poniamo la sfida di produrre energia in modo sempre più pulito, dall’altra, c’è una parte di mondo che a quell’energia non può neppure accedere. Una iniqua distribuzione della ricchezza energetica che tocca il suo apice negativo nel consumo pro capite di Asia e Africa che si abbassa fino al 1,9% di quello globale.