Manca poco più di un anno e mezzo al momento in cui 24 milioni di italiani, che non sono ancora sul mercato libero dell’energia, dovranno lasciare il mercato tutelato dall’Autorità garante per scegliere il loro fornitore di riferimento. Secondo i dati condivisi dal quotidiano economico Il Sole 24 Ore che cita come fonte Studio Accenture con Safe, si tratta di 20 milioni di famiglie e 4 milioni di contratti diversi. Dunque all’ordine del giorno è la discussione circa il modo in cui questi consumatori elettrici passeranno dal segmento “tutelato” alla competizione: modello tariffe crescenti oppure modello mettere all’incanto i clienti? (Fonte: Nomisma Energia). Dal ’99, quando il mercato elettrico fu aperto alla competizione, hanno scelto di uscire dal rifugio delle tariffe “di Stato” un terzo dei consumatori elettrici: vale a dire meno di 3 milioni, ma data la ormai vicina dead line le aziende elettriche si stanno strutturando per affrontare questo cambiamento strategico. A luglio 2018 dovranno passare irrimediabilmente al mercato libero anche quegli altri due terzi che invece sono rimasti inchiodati alle tariffe regolate: si tratta del cosiddetto segmento di 24 milioni di consumatori “maggior tutela”, un nome che è tutto un programma e che nasce dalla convinzione che il consumatore medio non sappia scegliere e vada tutelato dai pescecani della concorrenza libera
Insomma al momento il dibattito si svolge su più tavoli e a molti differenti livelli.Tutti gli esperti dicono che una riforma seria del mercato elettrico impone l’esigenza di aprire un confronto; va disegnato il ruolo strategico del mercato del metano; la green economy va inquadrata in una politica strutturale. L’Autorità dell’energia, per aiutare la transizione, ha introdotto il servizio di “tutela simile”, cioè una soluzione intermedia fra mercato libero e tariffe vincolate. Questo per quanto riguarda il fronte ‘istituzionale’. Ma, ora, diviene interessante comprendere cosa dicono i consumatori in merito a questo ‘epocale’ cambiamento. Un sondaggio condotto dall’Unione Europea («Energy Consumer Trends», Commissione Ue 2015) che ha ascoltato le motivazioni di chi non ha voglia di cambiare fornitore ha portato alla luce i pareri principali dei consumatori elettrici più pigri: il 42% è così soddisfatto del fornitore elettrico attuale che non vede motivo di cambiare; segue con il 24% la risposta «non vedo differenze significative tra un fornitore e l’altro», il 23% «non ho mai pensato di cambiare», il 16% «il risparmio non compensa il disagio di cambiare» e così via.
La sfida che attende gli operatori del mercato dell’energia è grande e a vincerla sarà chi, capace di leggere tra le righe di quella parte di italiani pigri così ben fotografati dall’indagine della UE, riuscirà a intercettare il desiderio nascosto, la domanda inespressa, dei 24 milioni di italiani ancora ‘tutelati’ dall’Autority.