Dal 3 al 14 dicembre in Polonia, a Katowice, nel cuore delle miniere carbonifere d’Europa, i potenti del mondo si sono riuniti per definire i meccanismi stabiliti dall’accordo di Parigi. Un incontro importante perché i dati confermano il 2018 come un anno pericolosamente caldo che ha fatto registrare anche il record negativo della concentrazione media di Co2, la più alta degli ultimi 800 mila anni.
20 anni per salvare il pianeta
Ha preso il via la Conferenza Mondiale sul Clima Cop24 e Walter Ricciardi, Presidente dell’Istituto Superiore di Sanità ha dichiarato nel suo intervento:
“Abbiamo due generazioni, ovvero 20 anni, per salvare il pianeta dai cambiamenti climatici e dagli effetti devastanti che questi avranno sulla salute dell’uomo e dei territori. È questo il tempo che ci rimane per mettere in atto misure concrete. Fra 20 anni potrebbe già essere troppo tardi. Già oggi le morti in Europa legate ai cambiamenti climatici sono migliaia l’anno, ma saranno milioni nel prossimo futuro se non si agisce subito. Si corre il serio rischio – ha spiegato – che i nostri nipoti non possano più stare all’aria aperta per gran parte dell’anno a causa dell’aumento delle temperature: il pericolo concreto è che le ondate di calore, che nel 2003 hanno fatto 70mila morti, possano passare da periodi limitati dell’anno a oltre 200 giorni l’anno in alcune parti del mondo”.
Ogni anno, l’inquinamento atmosferico ambientale e domestico provoca 7 milioni di morti: c’è il bisogno urgente di aumentare la risposta globale, lo chiede l’Organizzazione Mondiale della Sanità. Solo in Italia, il 12% dei ricoveri pediatrici in ospedale sono dovuti all’inquinamento.
Siamo fuori rotta, per usare le parole del Segretario Generale dell’ONU.
Siamo fuori rotta
Dal rapporto annuale che il WWF realizza con la Zoological Society of London emerge che, attualmente, solo il 25% della superficie terrestre si trova nelle condizioni naturali originarie, i restanti ¾ del pianeta sono stati modificati dalle azioni dell’uomo. L’ impatto sull’ambiente è aumentato del 190% ed abbiamo perso circa il 60% delle popolazioni dei vertebrati, tra uccelli, pesci, rettili ed anfibi. Tutto questo in mezzo secolo. Marco Lambertini, Direttore Generale di WWF International, ha scritto:
“Oggi abbiamo ancora una scelta. Possiamo essere i fondatori di un movimento globale che cambia la nostra relazione con il pianeta per garantire un futuro per tutti. Oppure possiamo essere solo la generazione che ha avuto un’occasione e l’ha fallita. La decisione è solo nostra”.
Salvaguardare la natura oggi significa proteggere i diritti degli uomini di domani.
#FridayforFuture
Ci vuole coraggio. In Australia, 8000 studenti tra i 5 ed i 18 anni, hanno manifestato nelle principali città per avere interventi tempestivi sul cambiamento climatico e per chiedere impegno e sensibilizzazione sulle energie rinnovabili. La “Strike 4 Climate Action” ha mobilitato l’attivismo dei giovanissimi che si sono organizzati attraverso i social al grido di #fridayforfuture.
Lucie Atkin-Bolton, 11 anni, rappresentante della scuola di Forest Lodge di Sydney, ha detto ad un giornalista del Guardian:
“Vorrei non dover essere qui oggi. Sono la rappresentante della mia scuola elementare. Ci è stato insegnato cosa significa essere un leader, pensare alle altre persone. Quando i bambini creno disordine gli adulti ci dicono di mettere a posto ed è giusto. Ma quando lo fanno i nostri leader toccherà a noi, poi, sistemare.”
Curiamo il pianeta
La speranza è che questi giorni siano occasione di impegno collettivo e di riflessione personale perché il pianeta sta male e noi non ce ne stiamo prendendo cura. Cosa frena la presa di coscienza e l’azione consapevole? Perché la notizia di una catastrofe annunciata ci lascia indifferenti o poco più?