La conferenza COP26, tenutasi dall’1 al 12 novembre a Glasgow, ha scosso le coscienze di tutto il mondo, attirando l’attenzione sui problemi causati dal cambiamento climatico.
Fra gli interventi di tante personalità impegnate per l’ambiente, uno dei più ascoltati è stato quello del documentarista Sir David Attenborough, per la profondità delle sue riflessioni e per la sua capacità di mettere in prospettiva i rischi e le sfide che ci aspettano.
“Le persone in vita ora, la generazione futura, guarderanno a questa conferenza e prenderanno in considerazione una cosa: quel numero ha smesso di crescere e ha cominciato a diminuire grazie agli impegni presi qui?“
Quel numero è la concentrazione di carbonio nell’atmosfera, un numero che influenza direttamente l’aumento delle temperature globali e quindi determina la possibilità del Pianeta di ospitare la vita e la civiltà umana.
Questo numero verrà ridotto dagli impegni presi in questa conferenza?
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Le parole dei leader mondiali
Sulla carta le parole dei leader mondiali sono sembrate incoraggianti. L’impegno condiviso è stato quello di tagliare entro il 2030 le emissioni di anidride carbonica del 45% rispetto al 2010 e portare a zero le emissioni nette intorno alla metà del secolo.
Inoltre invita i Paesi a tagliare drasticamente anche le emissioni di altri gas serra (metano e protossido di azoto) e presentare entro la fine del 2022 i nuovi obiettivi nazionali di decarbonizzazione.
“Dobbiamo fissare lo sguardo e tenere 1,5 gradi (di aumento delle temperature medie globali rispetto ai valori preindustriali) a portata di mano. Una nuova rivoluzione industriale con l’energia di milioni di innovazioni sostenibili è essenziale e sta in effetti già cominciando.”
La soluzione? Fonti energetiche rinnovabili
Una nuova rivoluzione industriale può nascere solo in un modo: accelerando l’installazione di fonti energetiche rinnovabili e riducendo la dipendenza dai combustibili fossili. Eppure, vari punti in discussione non hanno ottenuto l’assenso di Paesi la cui collaborazione sarebbe necessaria: in particolare Cina India e Russia hanno contestato l’obiettivo di ridurre la produzione di metano, che rischia così di restare lettera morta.
Il problema, ben evidenziato dallo stesso Attenborough, è il solito: si privilegiano obiettivi di breve termine, soprattutto economici, perdendo di vista la gravità del quadro generale.
Lo prova il punto dedicato alla Finanza per il clima.
Nel testo finale, infatti, non è stata ancora fissata una data per attivare il Fondo da 100 miliardi di dollari all’anno per la decarbonizzazione, strumento previsto già dal Paris Agreement del 2015 e mai realizzato.
Cosa fanno L’Italia e l’Europa
L’Italia appare fra i Paesi più impegnati; serve però cooperazione in Europa e in quest’ottica colpisce positivamente il documento congiunto rilasciato a fine Conferenza dalle associazioni industriali di Francia, Germania e Italia. Focus di questo documento è come realizzare la decarbonizzazione in maniera economicamente sostenibile, mantenendo la competitività del sistema.
Sono state richieste maggiori risorse pubbliche e più semplicità nelle regole finanziarie e bancarie per mobilitare le risorse private.
Sono prese di posizione che fanno ben sperare, perché testimoniano una comprensione del problema condivisa oltre il livello nazionale e perché arrivano da associazioni influenti nei rispettivi Paesi e nelle istituzioni comunitarie.
Un po’ di ottimismo
Quando c’è cooperazione, le soluzioni sembrano a portata di mano.
L’accordo di massima fra Cina e Stati Uniti, sulla lotta al cambiamento climatico, potrebbe essere un altro motivo di ottimismo: le due superpotenze riconoscono che il problema è reale e accettano di lavorare insieme per contenere l’aumento della temperatura media globale.
Lasciamo la conclusione a Sir David Attenborough:
Se lavoriamo separati, siamo una forza abbastanza potente da destabilizzare il nostro Pianeta, sicuramente lavorando insieme siamo abbastanza potenti da salvarlo. Nella mia vita ho assistito a un terribile declino. Durante la vostra, potreste e dovreste assistere a una meravigliosa guarigione.
PLT energia fa la sua parte concretamente, con i suoi impianti 100% rinnovabili e la sua convinta adesione alla Carta degli Impegni “Sustainable Developments Goals”, un programma di azione per le persone, il pianeta e la prosperità, sottoscritto nel settembre 2015 dai Governi di 193 Paesi dell’ONU.
Con la cooperazione delle forze economiche, di quelle politiche e della società civile possiamo davvero guarire il Pianeta!