Un team di ricercatori dell’International institute for applied systems analysis ha studiato la correlazione tra clima, guerre e migrazioni. Un argomento che è stato ampiamente dibattuto dai media e dalle tribune politiche e che fino a questo momento non aveva avuto il sostegno di un’accurata analisi dei dati.

 

L’analisi dei dati

Per studiare la relazione tra migrazione, conflitto e cambiamento climatico, i ricercatori hanno incrociato i dati delle domande di asilo inoltrate a 157 paesi diversi del mondo, delle condizioni climatiche e del numero dei morti in situazioni di conflitto.

E hanno scoperto che “Il cambiamento climatico ha avuto un ruolo significativo nella migrazione, con le siccità più gravi legate ai conflitti esacerbanti”, soprattutto nei paesi mediorientali nel periodo che va dal 2010 al 2012.

In particolare:

“In Siria, la lunga siccità e la carenza d’acqua causate dai cambiamenti climatici hanno causato ripetuti fallimenti dei raccolti, con il trasferimento delle famiglie nelle aree urbane. Questo ha a sua volta portato al sovraffollamento, alla disoccupazione e ai disordini politici, e quindi alla guerra civile. Modelli simili sono stati rintracciati anche nell’Africa sub-sahariana nello stesso periodo di tempo”.

 

Alcune considerazioni

Lo studio spiega che i cambiamenti climatici non causeranno conflitti e flussi migratori in tutte le parti del mondo. Saranno determinanti soprattutto in quei contesti in cui le risorse sono già scarse e le azioni politiche di contenimento del rischio inefficienti.

Quando le condizioni di sopravvivenza sono minacciate, le popolazioni sono costrette a spostarsi e a adattarsi a nuovi territori già abitati e questo può generare tensioni e conflitti.

Insomma, la relazione causale esiste e i cambiamenti climatici hanno un ruolo determinante soprattutto se si sommano a particolari condizioni sociali, politiche ed economiche.

 

Foto: Reuters/Rodi Said