C’è il cemento con la plastica riciclata delle bottiglie che rilascia meno emissioni, c’è quello isolante termico e acustico 100% biologico, realizzato con lievito di birra miscelato ad acqua ossigenata, leggerissimo e super resistente al fuoco e c’è quello con gli scarti dell’industria agroalimentare che riutilizza i rifiuti della lavorazione di carote e barbabietole.
Un team di scienziati della Lancaster University sta conducendo dei test su come le fibre degli ortaggi a radice possano rendere le miscele di calcestruzzo più forti dal punto di vista delle proprietà meccaniche e di microstruttura e sui significativi benefici sull’ambiente che questo genere di biomateriali apporterebbe all’industria cementizia.
L’impatto ambientale della produzione del calcestruzzo, infatti, è piuttosto elevato, tanto da rappresentare una delle maggiori fonti di emissioni di C02, circa il 10% di quelle totali nel mondo. Per contrastare l’impatto dei progetti di costruzione, è stata proprio la UE a promuovere questo progetto di ricerca, il B-SMART, che impegna gli sforzi a rendere compatibile il costruire con l’utilizzo di materiali innovativi.